La volontà da parte dei governi di monitorare la situazione dei contagi di Covid-19 preoccupa dal punto di vista della tutela della Privacy degli utenti. Per questo motivo dall’Ue sono state fornite delle linee guida che prevedono l’installazione dell’applicazione di tracciamento su base volontaria e che non siano soggette a geolocalizzazione, comunicando tramite Bluetooth. Inoltre, le applicazioni dovranno essere accessibili da ogni Stato così da seguire l’evoluzione dei contagi anche quando si tornerà a viaggiare. Le indicazioni fornite dall’Unione Europea hanno trovato il pieno consenso del Garante per la Privacy italiano.
Nel documento si evince come “I Paesi Ue stanno convergendo verso un approccio comune” con “soluzioni che minimizzano il trattamento dei dati personali e riconoscono l’interoperabilità tra le app” guardando alla “riapertura delle frontiere interne Ue”. Spiegando come le applicaizoni dovrebbero “stimare con sufficiente precisione” (circa 1 metro) “la vicinanza” tra individui rendendo così efficace l’allarme di maggior rischio di contagio qualora si fosse venuti in contatto con una persona positiva al Coronavirus.
Per rendere possibile una tale precisione, potranno essere utilizzati “il Bluetooth o altre tecniche efficaci”, senza dover ricorrere alla geolocalizzazione.
Nel documento si spiega infatti come “I dati sulla posizione dei cittadini non sono necessari né consigliati ai fini del tracciamento del contagio” e che l’obiettivo delle applicazioni “non è seguire i movimenti delle persone o far rispettare le regole” in quanto il tracciamento degli spostamenti della popolazione “violerebbe il principio per minimizzare la raccolta dei dati e creerebbe rilevanti problemi di sicurezza e privacy”.
Per garantire il totale anonimato agli utilizzatori, le applicazioni dovranno utilizzare un “ID anonimo e temporaneo” che “consenta di stabilire un contatto con gli altri utenti nelle vicinanze” e di registrare e archiviare tali dati crittografati. Inoltre ogni app, sotto la responsabilità dei propri governi, dovrà indicare lo Stato membro in cui sono registrate, seguire protocolli di interscambio e garantire app certificate ai cittadini che si spostano da un Paese all’altro.
Una volta passata l’emergenza, inoltre, le applicazioni dovranno essere eliminate dai governi.
l’Ue pone l’accento sull’utilizzo di dati in forma anonima: permettendo alle applicazioni di allertare l’utente che è stato in prossimità di una persona positiva in modo che possa effettuare i test specifici e isolarsi, senza però che la propria identità venga rivelata.
Il commissario alla Salute, Stella Kyriakides, ha dichiarato che “Gli strumenti digitali giocheranno un ruolo cruciale per proteggere i nostri cittadini quando toglieremo progressivamente le misure di confinamento”, mentre il commissario al Mercato Interno, Thierry Breton, ha spiegato come “Dobbiamo innovare e utilizzare al meglio la tecnologia per lottare contro la pandemia, ma non transigeremo sui nostri valori e le nostre esigenze sulla protezione della vita privata”. Aggiungendo, in riferimento alle applicazioni in fase di sviluppo da parte di Google ed Apple in esame in settimana dalla Commissione Ue, che il software dovrà “rispettare pienamente i valori e la norme Ue sulla privacy”. Spiegando poi che “Ho avuto uno scambio positivo e costruttivo con Sundar Pichai su questa importante questione” sottolineando come vi sia la necessità di una “piena e rigorosa conformità dell’interoperabilità e della sicurezza dell’app di tracciamento” agli standard europei.
Il commento del Garante per la Privacy italiano, Antonello Soro, è stato più che positivo: “I principi indicati dalla Commissione Europea sono perfettamente in linea con le indicazioni contenute nel parere – di cui è stato relatore il Garante italiano – reso dall’Edp, il Comitato che riunisce le Autorità garanti europee, due giorni fa alla stessa Commissione. La Commissione, in particolare, indica come preferibili app basate sulla volontaria adesione del singolo e su sistemi di prossimità, come il bluetooth, in quanto maggiormente selettivi e, dunque, di minore impatto sulla privacy “.
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